Guadagnare Online: perché "Non Solo Soldi"

Guadagni online e Tasse: come fare

Aggiornato il 17 Settembre, 2023 da nonsolosoldi

Come mettere i guadagni online in regola con il Fisco?

Qualche giorno fa ci ha contattato una nostra utente per farci qualche domanda sull’inquadramento fiscale da adottare per i guadagni online, e ci siamo così accorti che è un tema da approfondire.

Vediamo quindi se possiamo fare un po’ di chiarezza.

Ricavi dall’estero

Intanto diciamo che il problema si manifesta soprattutto se stiamo ricevendo soldi dall’estero.

Affiliation, vendita di un sito o un dominio su Flippa, i ricavi pubblicitari del nostro blog o come narratore di audiolibri: se il committente (chi ci paga) non è italiano non ci chiederà né una fattura né una ricevuta fiscale o altro.

Però questo non ci esime dall’obbligo di dichiarare quelle somme e pagare – se dovute – le relative tasse.

Meno di 5.000 euro l’anno

Intanto, una prima discriminante è: di che cifra parliamo?
Se siamo all’interno dei 5.000 euro annuali, potremmo cavarcela con la formula della prestazione occasionale.

Se il committente fosse italiano (o fosse straniero ma con una stabile organizzazione in Italia), con al prestazione occasionale al momento del pagamento dovrebbe trattenere il 20% dell’importo e versarlo allo Stato a nostro nome (la cosiddetta Ritenuta d’Acconto: un anticipo sulle nostre tasse).

Se non è Italiano, non applica un bel niente, e quindi dobbiamo fare tutto noi: per ogni pagamento che riceviamo sul conto dovremo preparare una ricevuta con l’intestazione del committente, come fosse una specie di fattura ma più semplice. Ovviamente non conteggeremo alcuna ritenuta d’acconto.

Metteremo queste ricevute da parte e le consegneremo al nostro commercialista (o meglio al CAF) a inizio anno, così potrà predisporre la nostra dichiarazione dei redditi. E molto probabilmente dovremo pagare qualcosina di tasse …

Più di 5.000 euro l’anno

Se siamo stati così bravi da portare a casa più di 5.000 euro annuali, allora dobbiamo strutturarci meglio: ci servirà una partita IVA.

Aprire la partita IVA è semplice: si può fare presso gli uffici locali dell’Agenzia delle Entrate, oppure online sul sito dell’Agenzia delle Entrate oppure tramite qualche servizio di gestione della contabilità tipo Xolo.io.

Un po’ di aiuto ci potrebbe servire per scegliere il settore nel quale vogliamo dichiarare di lavorare (servizi, commercio, etc.), perché in base al settore potrebbe cambiare il rapporto con l’INPS

A quel punto, per ogni pagamento che riceviamo sul conto prepareremo una fattura, a prescindere dal fatto che il committente estero ce la chieda o meno.

E dovremo fare una fattura elettronica! Che sarà senza IVA solo se avremo scelto il regime forfettario (che si può applicare fino a 85.000 euro/anno di ricavi). Altrimenti in alcuni casi dovremo applicare l’IVA, in altri no.

Vi sta sembrando complicato? In realtà non lo è, però lo diventa se vogliamo fare tutto da soli (a meno che non studiamo la materia molto bene). E’ tutto più semplice se ci rivolgiamo a un commercialista o a un consulente qualificato.

Ricavi dall’Italia

Naturalmente diventa tutto ancora più semplice se il committente è Italiano, oppure ha una stabile organizzazione in Italia.

Purtroppo la maggior parte delle opportunità, nel campo dei guadagni online, vengono dall’estero, però non tutte. Per esempio se fate il Professional Organizer o l‘Assistente Virtuale per clienti italiani, questi sicuramente vorranno una fattura per poter così scaricare il costo della vostra prestazione.

Partita IVA: forfettario o no?

Da qualche tempo, per le Partite IVA, esiste la formula del forfettario.
Si paga il 15% di tasse su una quota fissa dei ricavi annuali che dipende dal settore: per quasi tutte le cose che potremmo fare online è il 78%.

In pratica il Fisco dice: le spese che penso potresti avere saranno pari al 22% dei tuoi ricavi, quindi le togliamo a prescindere, senza che tu debba presentarmi i documenti, e mi paghi le tasse solo sul 78% residuo. E mi dai solo il 15% di tasse. E addirittura, se rientri in determinate categorie, per i primi 5 anni mi paghi solo il 5% di tasse!!!

Interessante, no? Eppure vi devo confessare che non mi ha mai convinto, ma solo perché io sono sempre stato molto bravo a raccogliere costi e fatture.

Per capirci, se hai la partita IVA “ordinaria” puoi scaricare il 50% della maggior parte dei tuoi costi. L’assunto è che la casa – per esempio – la utilizzi per metà per il lavoro e per metà per viverci, quindi tutti i costi della casa (affitto? condominio? utenze? detersivi?) li puoi scaricare al 50%.
La macchina? Stesso discorso: benzina, meccanico, gommista, assicurazione, etc. Al supermercato chiederai la fattura, così scaricherai l’IVA su tutto e i costi solo sulle voci adeguate.

Insomma, bisogna fare un lavoro minuzioso di raccolta documenti. Il risultato è che alla fine si potrebbero andare a pagare ancora meno tasse rispetto al forfettario.
Bisogna quindi farsi i conti prima, in modo da fare una valutazione precisa.

Certo, se scendiamo sotto certi livelli di tassazione il Fisco potrebbe chiederci di dimostrare la correttezza dei costi che abbiamo calcolato. Se abbiamo fatto le cose per bene, niente paura, ricordiamoci che all’Agenzia delle Entrate lavorano persone intelligenti e preparate, che conoscono la materia fin troppo bene.

Il fatto però è che alcuni commercialisti, per evitare il lavoro supplementare che verrebbe fuori per assistere il cliente in caso di verifica del Fisco, tendono a suggerire di restare nei parametri più ordinari e di non presentare troppe spese (anche se vere). Sbagliato, perché se i costi ci sono stati a avevamo il diritto di portarli in detrazione, non dobbiamo aver paura di un controllo.

Ricordo un anno nel quale, a causa di un brutto incidente con la moto, ho presentato costi sanitari per 70 mila euro (ero assicurato, ovviamente). L’Agenzia delle Entrate mi chiese la documentazione, ho presentato tutto, mi hanno ringraziato e ci siamo salutati. Dall’altra parte non c’era l’orco cattivo ma un impiegato simpatico e sveglio che stava semplicemente facendo il suo lavoro.

I trucchi principali per non pagare tasse

Il trucco più semplice che usano alcuni per non pagare le tasse sui guadagni online è quello di aprire un conto online su qualche banca estera – Wise , Revolut , Qonto , giusto per dirne qualcuna – per farsi accreditare lì i guadagni.

Poi, con una carta di debito, preleveranno dall’ATM i soldi in contanti. Attenzione: questo non significa che le banche estere servono a non pagare imposte. Semplicemente sono servizi realizzati molto ma molto meglio della maggior parte degli equivalenti italiani, per cui aprire un conto è più semplice e immediato.

E’ un sistema sicuro? Dipende dalla banca e dagli importi: in teoria tanti paesi hanno sottoscritto gli accordi per lo scambio dati sui movimenti bancari, ma piccole e inutili ripicche tra stati bloccano questo flusso di dati.

Poi, per essere più sicuri bisogna evitare accuratamente di trasferire i soldi dal proprio conto estero (che andrebbe indicato in dichiarazione, non dimentichiamolo …) al proprio conto italiano. Ma allora, che ci si fa con questi soldi all’estero? Si possono solo prelevare in contanti e spendere in contanti. Certo non ci comprate un’auto, una casa e forse neanche una vacanza. Non ci pagate le bollette o l’affitto.

E quindi bisogna domandarsi: ne vale la pena? A che serve guadagnare online, se poi non ci possiamo pagare il condominio?

Se ci pensate bene, tutti i grandi evasori – Pavarotti? Shakira? Valentino Rossi? – prima o poi sono scesi a patti con Fisco e hanno pagato per rimettersi in regola.

Se volete approfondire l’argomento, ecco qualche link utile: